ORAZIO

Ciao Stefano. 
Oggi non ho molta voglia di scrivere uno dei miei soliti spiegoni, pieni di frasi, punti e virgole. Mi bastano solo poche parole, scritte così come mi vengono, dal cuore, dallo stomaco. Parole probabilmente confuse e non troppo comprensibili a chi non sa, scritte esclusivamente per esigenza personale. Per non lasciare che tu te ne vada senza prima averci dato un'occhiata. 
E' dura, Stefano. Tanto. Perchè tu, "Orazio", te ne vai e io, "Ursus piccola", non posso fare nulla per fermarti. 
Te ne vai e mi lasci il tuo enorme patrimonio di artista dell'umanità, da dividerci il più equamente possibile. 
Mi lasci intelligenza, genialità, irresistibile simpatia. Mi lasci feste con tanti di noi e cene con solo posti a sedere. Mi lasci aneddoti, concerti, cazzeggio nei camerini e cene post concerti. Mi lasci, serate di canzoni al piano trasformate o inventate. Mi lasci il dubbio sul finale del tormentone di "babbo natal"; lo lasci a me e a tutto il meraviglioso gruppo di amici che siamo stati per tanti anni.
Mi lasci battute che, prima di raggiungere la tua bocca, uscivano dai tuoi occhi sorridenti e il rimmel che colava dai  miei per il troppo ridere. Mi lasci i tuoi discorsi di uomo profondamente intelligente e profondamente libero. Mi lasci il tuo viso sudato da sbaciucchiare, i tuoi abbracci sinceri, forti, rassicuranti. Mi lasci la consapevolezza di un valore aggiunto nella mia vita. 
Io, invece, a te lascio solo un enorme grazie; per tutto quello che ho scritto fino ad ora e per tanto, tanto di più. Lo so, non è una divisione equa. So di averci guadagnato molto di più io e ne vado fiera.

Ciao Stefano. Ciao "Orazio". Raggiungi Bruno che è andato in avanscoperta tempo fa. Aggiustagli gli occhiali sul naso, abbraccialo forte per me e digli che "Ursus piccola", ogni tanto guarda in su, vi pensa e sorride.










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