Non so bene quanti anni fa, forse sei o sette, ho conosciuto Andrea. In realtà tempo non è rilevante più di tanto, perchè il nostro è un tipo di rapporto non qualificabile in quei termini. Il nostro è quel tipo di rapporto che si è trasformato in vera amicizia tanto rapidamente, quanto naturalmente; senza alcuna premeditazione e senza alcuna volontà o particolare impegno da parte di nessuno dei due.
Andrea è entrato nella mia casa e nella mia vita, durante una delle mie feste; di quelle con tantissima gente, mascherate da cenette per pochi intimi. E' entrato insieme ad altre persone, senza nessuna voglia di entrare e di stare in mezzo a gente sconosciuta. Invece c'è voluto pochissimo perchè si sentisse immediatamente a proprio agio, forse complice l'atmosfera piena di cibo, vino e simpatia. Ed è tornato ancora. E ancora. E ancora. Finchè una sera mi ha telefonato e mi ha detto "Ti ho chiamata solo per dirti che ti voglio bene. Non so cosa sia successo, ma io ti voglio proprio bene". E' stato molto emozionante, perchè ho percepito nella sua voce un tono quasi di incredulità, come se non fosse più abituato a provare un affetto fraterno per qualcuno. E soprattutto perchè io provavo esattamente la stessa cosa.
Andrea è il mio migliore amico. E' una delle teste più dure con cui abbia mai avuto a che fare, perfino più dura della mia; infatti i rari scontri che ci sono fra di noi, sono una battaglia persa per entrambi. Lui lo sa, io lo so, ma ci scontriamo lo stesso, perchè i nostri scontri ci fanno sentire vivi, ci evitano la pericolosità dell'appiattimento, della noia. E ci servono per alleggerirci una spalla di un peso, lasciando libera l'altra, per poterci piangere sopra.
E' un uomo di grande sensibilità; grande almeno quanto il suo rispetto per la sensibilità altrui ed è un uomo che sa perdonare. Magari non subito, perchè il suo sangue siculo ha bisogno di sedimentare un pò; ma sa perdonare, perchè non sa portare rancore.
Riesce a superare momenti di estrema difficoltà tirando fuori risorse inaspettate, probabilmente sconosciute anche a se stesso. E' un inguaribile ottimista, anche quando non ha nessun motivo per esserlo. Il suo ottimismo se lo porta appresso ovunque e in qualunque situazione, senza bisogno di presentazioni formali. Se lo porta appresso e basta. E ti fa venire voglia di toccarlo per scaramanzia, o come buon augurio. Il suo ottimismo è la sua medicina; essere il mio migliore amico, è la mia. Perchè, al bisogno, riesce a farmi sentire addosso quella dose di fortuna che si mette da parte per la sopravvivenza nei i giorni più bui e che, al bisogno, diventa tutta la speranza del mondo.
E' un uomo di grande carisma, Andrea; con un passato di grande lucentezza, in cui ha brillato particolarmente per professione, per fascino, per goliardia. E un presente in cui brilla particolarmente come essere umano. E' il mio migliore amico. Un uomo perbene. Una persona speciale. Un pozzo senza fondo di sangue buono e nobiltà d'animo, posizionato al centro di un'inestimabile riserva naturale di amore puro. Con ingresso libero.
Andrea è entrato nella mia casa e nella mia vita, durante una delle mie feste; di quelle con tantissima gente, mascherate da cenette per pochi intimi. E' entrato insieme ad altre persone, senza nessuna voglia di entrare e di stare in mezzo a gente sconosciuta. Invece c'è voluto pochissimo perchè si sentisse immediatamente a proprio agio, forse complice l'atmosfera piena di cibo, vino e simpatia. Ed è tornato ancora. E ancora. E ancora. Finchè una sera mi ha telefonato e mi ha detto "Ti ho chiamata solo per dirti che ti voglio bene. Non so cosa sia successo, ma io ti voglio proprio bene". E' stato molto emozionante, perchè ho percepito nella sua voce un tono quasi di incredulità, come se non fosse più abituato a provare un affetto fraterno per qualcuno. E soprattutto perchè io provavo esattamente la stessa cosa.
Andrea è il mio migliore amico. E' una delle teste più dure con cui abbia mai avuto a che fare, perfino più dura della mia; infatti i rari scontri che ci sono fra di noi, sono una battaglia persa per entrambi. Lui lo sa, io lo so, ma ci scontriamo lo stesso, perchè i nostri scontri ci fanno sentire vivi, ci evitano la pericolosità dell'appiattimento, della noia. E ci servono per alleggerirci una spalla di un peso, lasciando libera l'altra, per poterci piangere sopra.
E' un uomo di grande sensibilità; grande almeno quanto il suo rispetto per la sensibilità altrui ed è un uomo che sa perdonare. Magari non subito, perchè il suo sangue siculo ha bisogno di sedimentare un pò; ma sa perdonare, perchè non sa portare rancore.
Riesce a superare momenti di estrema difficoltà tirando fuori risorse inaspettate, probabilmente sconosciute anche a se stesso. E' un inguaribile ottimista, anche quando non ha nessun motivo per esserlo. Il suo ottimismo se lo porta appresso ovunque e in qualunque situazione, senza bisogno di presentazioni formali. Se lo porta appresso e basta. E ti fa venire voglia di toccarlo per scaramanzia, o come buon augurio. Il suo ottimismo è la sua medicina; essere il mio migliore amico, è la mia. Perchè, al bisogno, riesce a farmi sentire addosso quella dose di fortuna che si mette da parte per la sopravvivenza nei i giorni più bui e che, al bisogno, diventa tutta la speranza del mondo.
E' un uomo di grande carisma, Andrea; con un passato di grande lucentezza, in cui ha brillato particolarmente per professione, per fascino, per goliardia. E un presente in cui brilla particolarmente come essere umano. E' il mio migliore amico. Un uomo perbene. Una persona speciale. Un pozzo senza fondo di sangue buono e nobiltà d'animo, posizionato al centro di un'inestimabile riserva naturale di amore puro. Con ingresso libero.
O forse perchè, prima o poi, dovevamo in qualche modo incontrarci e volerci bene.
Che bellissima storia d'amicizia ��
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