IL BICCHIERE

Quando mi capita di attraversare dei momenti particolarmente difficili,  il concetto del "vedere il bicchiere mezzo pieno", arriva puntuale come un orologio svizzero, di quelli molto costosi, che vanno indossati con una certa dose di responsabilità. Perchè poi bisogna spiegare come quel bicchiere può mai essere mezzo pieno, senza alcun tipo di liquido da versarci dentro. Ma va bene, ci sta. Anche se spesso viene considerato solo un modo di dire per ottimisti a tutti i costi, ci sta tutto. E a volte è davvero l'unica cosa che resta da dire, perchè, quando si sente sulla propria pelle il dolore di altri, altro da dire non c'è. C'è solo da fare. C'è solo da provare a vedere il lato positivo di qualcosa che da soli si fa fatica a trovare.
Io lo dico spesso a me stessa. Me lo  sussurro nell'angolino in cui mi ritiro per riflettere, sperando che le mie riflessioni, almeno per un pò, si facciano fregare  dall'effetto placebo dell'ottimismo che riempie a metà questo benedettissimo bicchiere e che mi fa credere che tutto passerà. Perchè è vero che, prima o poi, tutto passa. Anche se, in determinati momenti, crederci mi sembra la cosa più difficile del mondo. Perchè a volte è una certezza e a volte un'incognita e  mi lascia in bilico, con la costante paura di perdere l'equilibrio e precipitare nel vuoto. E siccome alla mia voglia di vivere la sensazione non piace per niente, decide di prevalere. Mi costringe a uscire dall'angolino, a trascinare il mio zaino pieno di cose in un punto più illuminato e mi obbliga ad aprirlo e a trasformare tutto quello che c'è all'interno in qualcos'altro, concedendomi solo l'aiuto dell' immaginazione, vestita a festa e armata fino ai denti.
Ovviamente, sono assolutamente consapevole che alcune cose non passeranno mai, ma  si attenueranno sempre di più, fino a diventare così impercettibili da non avvertirne più la presenza;  così come altre passeranno completamente, perchè  non meritano un posto neanche ai margini della mia vita. Quindi  prendo quelle che restano, una per una e le trasformo, facendole diventare qualcos'altro. Tutto quello che voglio. Tutto quello che può aiutarmi a guardare al di là del buio. Come se avessi una torcia elettrica, che non espande luce in tutto lo spazio intorno a me, ma solo nei punti che decido di illuminare. Si può giocare tanto con l'immaginazione. E' una momentanea via di fuga. Così chiudo gli occhi e trasformo cose, persone e sensazioni, girandole tutte a mio favore e a beneficio di quel momento di pura goduria.
Trasformo l'angoscia per un futuro incerto in fame di conquista. Il senso di fallimento in  creatività.  La solitudine in amore per me stessa.  Il senso di inadeguatezza in attitudine. La noia in possibilità. La tristezza in voglia di follia.  La delusione per aver perso qualcosa, in orgoglio per aver guadagnato qualcos'altro.  La nostalgia del passato, in saggezza del presente. Il senso di abbandono in certezza di essere amata, fino alla fine del mondo.
E quando torno alla realtà e riapro gli occhi, accanto a me vedo il famoso bicchiere che, magicamente, da mezzo vuoto è diventato mezzo pieno. E me lo scolo tutto d'un fiato.






















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