CIPS

Sardegna, estate 1995, esterno notte. Lei: "Scusa, stai uscendo dallo.....?". Io: "Si, perchè?". Lei: "Potresti per favore dirmi chi c'era?". Io: "Dunque, vediamo c'era...e poi c'era...e anche...". Lei (sorridendo): "Ok, grazie buonanotte". Io (sorridendo): "Di niente, buonanotte".
Ecco....è iniziata così l'amicizia fra me e Laura. Con due domande e due risposte. Meno di cinque minuti di orologio, per avere un primo sentore che le nostre vite avrebbero avuto voglia di camminare insieme, in un modo o nell'altro. Un mese dopo ho preso un treno per raggiungerla nella città in cui abitava all'epoca, senza in realtà sapere che tipo di weekend avrei trascorso e con che tipo di persona; ignara che quel weekend sarebbe rimasto nella nostra storia, come il migliore di tutti. Perchè è stato in quel weekend che improvvisamente, istintivamente, abbiamo deciso di fidarci l'una dell'altra e di raccontarci la vita. Tutta. Senza escludere nulla.
Ed è così che siamo diventate noi, semplicemente noi. In città diverse. Con vite, famiglie, abitudini diverse. Caratterialmente diverse. Ma noi, sempre e comunque; che non siamo le classiche amiche che, quando possono, stanno sempre insieme e, quando non possono, si chiamano tutti i santi giorni, convinte che una telefonata quotidiana sia in qualche modo doverosa. A noi la banalità di questo concetto non sfiora le menti neanche lontanamente. Noi ci telefoniamo quando ne sentiamo il desiderio, o la necessità, o la mancanza. E in questi ultimi anni, che lei è in sempre in giro per lavoro, ci vediamo anche più di rado. E quando ci vediamo non abbiamo quella frenesia di chiacchierare tutto il tempo per raccontarci le nostre cose. Anzi, abbiamo la sanissima abitudine di starcene a casa mia, ognuna stesa sul suo divano, guardando la televisione e sparando cazzate qua e là. E ci basta, perchè non ci è mai piaciuto dilungarci troppo sui problemi. Per raccontarceli, bastano 10 minuti, anche perchè siamo perfettamente consapevoli che, quando è possibile i problemi si risolvono, altrimenti si va avanti comunque, evitando di piangersi addosso e sapendo di poter contare l'una sull'appoggio dell'altra. Sempre e comunque.
Non usiamo i nostri veri nomi da più di vent'anni. Perchè da più di vent'anni noi ci chiamiamo "Cips",  diminutivo di "cipollina" e da più di vent'anni il nostro modo di comunicare, a volte, è fatto anche solo di suoni o esclamazioni, uscite fuori da chissà dove, ma che riescono comunque a dare un senso a frasi e pensieri. Ecco chi siamo. Non le classiche amiche che insieme ne hanno passate tante. No. Noi ne abbiamo passate tante, ognuna per conto suo, ma con la costante vicinanza dell'altra.
Per questo riesco a non sentire più di tanto la sua mancanza. Perchè so che c'è, anche quando sembra che non ci sia. Ed è per questo che la mia amica Cips è uno degli esseri umani che, in assoluto, stimo di più. Perchè è una delle donne più intelligenti e carismatiche che abbia mai conosciuto. Perchè ha quel tipo di ironia e soprattutto di autoironia, che non è appannaggio di tutto l'universo femminile, ma solo di chi sa vivere davvero.  Perchè la sua è un'assenza molto più presente di tante presenze più costanti.
Il nostro è un legame che dura da 25 anni. E  il suo percorso non ha niente di particolarmente eclatante. Ma è proprio questa la sua bellezza. Non ha bisogno di essere eclatante, per essere speciale. Perchè noi siamo due facce della stessa identica medaglia. Di quelle che valgono tanto. E nessuna di noi due ne è il rovescio.





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