CUOR DI LEONE

"Riccardooooo....cuor di leoneeeee....bellobbè...". Questa era la cantilena di una delle tate di mio fratello Riccardo, nel suo primo anno di vita. E se chi mi legge ha capito un pò che famiglia di meravigliosi pazzi siamo, sicuramente immaginerà che, ogni volta che fra di noi scatta il "memories time", urlarglielo in coro è quasi d'obbligo.
Era il 1970, e, nonostante io avessi perso mia madre da poco e mio padre avesse sposato un'altra donna dopo solo un anno; nonostante il cambio di casa, di abitudini familiari e l'intromissione imposta di un'altra famiglia di cui non conoscevo praticamente nulla, mi piaceva vedere  un pancione, di cui non avevo alcuna memoria, girare  per casa ed ero contenta di avere un altro fratello, perchè avrebbe giustificato, o sancito, o entrambe le cose, il bisogno e la presenza di un'altra madre e la costruzione di un altro nucleo familiare. Insomma, in qualche modo tutto contribuiva a tenere a bada la mia sindrome da abbandono.
Quando  Riccardo è nato, sono stata immediatamente pazza di lui. Lo siamo stati tutti. Perchè era un bambino che emanava e portava gioia. Me lo sono spupazzato alla grande; lo consideravo il mio bambolotto personale, tanto da contendermelo con le tate che, per inciso, hanno avuto la fortuna di cullare, coccolare e giocare con un bambino che sorrideva e rideva sempre.
E' cresciuto Riccardo. E' diventato un uomo. E senza nessun uomo a fargli da guida. E' cresciuto guardando crescere le sorelle nate dopo di lui, costretto, suo malgrado, a portare il peso di essere l'uomo di casa; investito in pieno da un immeritato senso di responsabilità, anzichè dall'amore e dalla tenerezza che la sua fragilità di ragazzino meritava. E lo dico con cognizione di causa, perchè per anni, io ho creduto di averlo abbandonato, sapendo perfettamente che la nostra separazione non era dipesa in alcun modo da me. Eppure, me ne sono sentita addosso la responsabilità. Forse per questo, so quanto possa essersi sentito perso, senza mai perdersi davvero. 
E' cresciuto Riccardo. Con determinazione, forza di volontà e ambizione. Il tutto, accuratamente nascosto, almeno fino alla maggiore età, lasciandoci credere che non sarebbe mai stato un uomo con le palle, un vero cuor di leone. E invece ci ha sorpresi tutti.  Mediamente ciuccio a scuola, come tutti ci aspettavamo, ci ha invece lasciati carichi di meraviglia, laureandosi in giapponese (una cosetta facile facile...) con il massimo dei voti, lode, bacio accademico e giubilo familiare.
Ci ha sorpresi tutti, si. A lui piace sorprendere le persone. Gli è sempre piaciuto.
Adora i colpi di scena, fare sorprese inaspettate. E la sua innata teatralità è talmente naturale, che riesce a creare aspettative anche quando non ce ne è alcun motivo. Ha un fascino tutto suo, Riccardo. Come lo aveva mio padre. E gli somiglia tantissimo. Non solo fisicamente, ma anche nel modo di camminare, nella gestualità, nella perentorietà dei suoi no, nell'arrendevolezza dei suoi si.
E' cresciuto Riccardo. E' diventato un'ottima persona.  Un ottimo padre.  Un vero cuor di leone.
Riesce ad essere ostinatamente duro, quanto teneramente protettivo.  E io sono molto orgogliosa di lui, dell'imprenditore che è diventato e del progetto che ha creato. Un progetto che gli è costato sangue e sudore, ma che è diventato la sua creatura. Una bellissima creatura, che parla di un bellissimo paese, il nostro.
E' cresciuto, Riccardo. E, nonostante le mazzate prese e i suoi momenti di severa ombrosità, è una delle persone più sorridenti e pronte alla risata che io conosca. Come quando era bambino. Come quando era il mio bambolotto preferito. E non sapeva che sarebbe diventato davvero un cuor di leone. Bellobbè. Ora più che mai.






















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