Mi piace il Natale. Mi è sempre piaciuto. E non per i regali. Quelli ho smesso di riceverli da un pezzo e non mi importa perchè è da un pezzo che non ho più quel leggero friccicorino allo stomaco che è l'attesa di un regalo.
Il sottile piacere che mi dà l'atmosfera natalizia, però, mi è rimasto. Quello si. Non so bene come descrivere la sensazione che provo . E' come se il cielo avesse un colore diverso, particolare. Come se le facce della gente che incontro per strada, avessero sguardi e sorrisi diversi dal resto dell'anno. Come se l'aria che respiro avesse una diversa consistenza. Senza contare la mia adorazione per le luminarie...
Mi piace tutto questo. Mi da una sensazione di benessere. Mi viene sempre da sorridere.
Ho sempre pensato che i bambini hanno diritto, una volta all'anno, ad un tutor così speciale. Da attendere con trepidazione. Da indovinare da dove entra in casa. Da chiedersi dove lascia la slitta e cosa mangiano le sue renne. Da provare una sorta di timore, misto a stupore.
Ho sempre pensato che dire ad un bambino "se non fai il bravo Babbo Natale non ti porta nulla", sia una cosa terribile. I bambini hanno bisogno di essere abbracciati, coccolati e premiati anche senza aver fatto nulla di particolare; come se fosse una magia, che si ripete ogni anno. Indipendentemente dall'età. Finchè hanno voglia di crederci.
Io avrei voluto crederci tutta la vita. Peccato che, a soli sei anni, la sera della vigilia di Natale, io abbia scoperto che Babbo Natale non esiste.
Io e mia sorella Barbara eravamo nella camera da pranzo, attigua all'ingresso e stavamo aspettando, con curiosità e trepidazione l'arrivo di Babbo Natale. Evidentemente la mia curiosità era troppo più forte della trepidazione, perchè, nonostante il perentorio divieto di non uscire dalla stanza, volevo capire da dove sarebbe arrivato Babbo Natale, visto che non avevamo nessun camino, ma solo un sacco di finestre e balconi. E ho sbirciato. Ho allungato la testa e ho sbirciato. E ho visto mio cugino che aiutava mio padre a tirar fuori dall'ascensore una marea di regali.
E in quel momento ho capito che Babbo Natale non esisteva. Che con tutta probabilità mi stavano prendendo per il culo. E ho istantaneamente rimosso il trauma.
Ma si sa, le cose rimosse, in un modo o in un altro, prima o poi tornano a galla. E nella mia testa il ricordo di quella sera galleggia ogni santissimo Natale. Ma nonostante questo, io continuo ad amare il friccicore che mi da l'atmosfera natalizia. Magari è un modo per superare il trauma di una bimba troppo piccola per capire che la vera magia è fatta di persone, luoghi e situazioni reali. E che non c'è bisogno di regali per dare e ricevere amore.
Però un pò mi manca, Babbo Natale. Mi manca poterlo aspettare con curiosità e trepidazione. Mi manca domandarmi dove parcheggerà la slitta e cosa darà da mangiare alle renne. E mi piacerebbe che esistesse davvero. Mi piacerebbe incontrarlo una volta all'anno. Guardarlo negli occhi per sentirmi protetta, rassicurata. Annusarlo e sentire che sa di buono, di affetto, di tenerezza, di comprensione. Una volta all'anno. Chiunque sia. L'importante è che non sia mio cugino.
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Il sottile piacere che mi dà l'atmosfera natalizia, però, mi è rimasto. Quello si. Non so bene come descrivere la sensazione che provo . E' come se il cielo avesse un colore diverso, particolare. Come se le facce della gente che incontro per strada, avessero sguardi e sorrisi diversi dal resto dell'anno. Come se l'aria che respiro avesse una diversa consistenza. Senza contare la mia adorazione per le luminarie...
Mi piace tutto questo. Mi da una sensazione di benessere. Mi viene sempre da sorridere.
Ho sempre pensato che i bambini hanno diritto, una volta all'anno, ad un tutor così speciale. Da attendere con trepidazione. Da indovinare da dove entra in casa. Da chiedersi dove lascia la slitta e cosa mangiano le sue renne. Da provare una sorta di timore, misto a stupore.
Ho sempre pensato che dire ad un bambino "se non fai il bravo Babbo Natale non ti porta nulla", sia una cosa terribile. I bambini hanno bisogno di essere abbracciati, coccolati e premiati anche senza aver fatto nulla di particolare; come se fosse una magia, che si ripete ogni anno. Indipendentemente dall'età. Finchè hanno voglia di crederci.
Io avrei voluto crederci tutta la vita. Peccato che, a soli sei anni, la sera della vigilia di Natale, io abbia scoperto che Babbo Natale non esiste.
Io e mia sorella Barbara eravamo nella camera da pranzo, attigua all'ingresso e stavamo aspettando, con curiosità e trepidazione l'arrivo di Babbo Natale. Evidentemente la mia curiosità era troppo più forte della trepidazione, perchè, nonostante il perentorio divieto di non uscire dalla stanza, volevo capire da dove sarebbe arrivato Babbo Natale, visto che non avevamo nessun camino, ma solo un sacco di finestre e balconi. E ho sbirciato. Ho allungato la testa e ho sbirciato. E ho visto mio cugino che aiutava mio padre a tirar fuori dall'ascensore una marea di regali.
E in quel momento ho capito che Babbo Natale non esisteva. Che con tutta probabilità mi stavano prendendo per il culo. E ho istantaneamente rimosso il trauma.
Ma si sa, le cose rimosse, in un modo o in un altro, prima o poi tornano a galla. E nella mia testa il ricordo di quella sera galleggia ogni santissimo Natale. Ma nonostante questo, io continuo ad amare il friccicore che mi da l'atmosfera natalizia. Magari è un modo per superare il trauma di una bimba troppo piccola per capire che la vera magia è fatta di persone, luoghi e situazioni reali. E che non c'è bisogno di regali per dare e ricevere amore.
Però un pò mi manca, Babbo Natale. Mi manca poterlo aspettare con curiosità e trepidazione. Mi manca domandarmi dove parcheggerà la slitta e cosa darà da mangiare alle renne. E mi piacerebbe che esistesse davvero. Mi piacerebbe incontrarlo una volta all'anno. Guardarlo negli occhi per sentirmi protetta, rassicurata. Annusarlo e sentire che sa di buono, di affetto, di tenerezza, di comprensione. Una volta all'anno. Chiunque sia. L'importante è che non sia mio cugino.
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