GLI ZOMBIE DELL'ANIMA

Ieri ho visto l'intervista alla mamma di Nadia Toffa a Domenica Live e chi mi legge sa bene che raramente io esprimo pareri sui programmi di mia sorella e men che meno sul suo modo di condurre. Lei sa come la penso e tanto basta a tutte e due.
Oggi, però, una cosa la voglio dire. Devo.
Conoscendo ormai da tempo ciò che accade sui social e pur essendo tristemente abituata, alla porcheria che circola nel mondo virtuale, da ieri leggo cose più raccapriccianti del solito.
All'inizio ho provato rabbia e disgusto. Poi ho provato vergogna. Mi sono vergognata, si. E tanto anche.
Mi sono vergognata per chi ha pensato che le lacrime di mia sorella fossero finte e che la madre di Nadia fosse in tv per promuovere il libro della figlia, offendendo la dignità di una madre che piangeva una figlia e di una donna che piangeva un'amica.
Per chi ha giudicato il dolore attraverso la presenza ad un funerale. E che probabilmente ha partecipato a quel funerale sperando in un selfie con un personaggio qualunque, purchè famoso.
Per chi ha soppesato, insultato e paragonato  la malattia di un personaggio pubblico a quella della gente comune, mancando di rispetto ad una sofferenza uguale per tutti.
Per chi ha pesantemente criticato  una donna che ha deciso di lottare, vivendo la sofferenza a modo suo, fottendosene altamente di chi ha provato ad offendere, senza mai riuscirci, la sua intelligenza e il suo grande senso della dignità.
Per chi ha sfuttato e sfrutterà l'omaggio alla forza, al coraggio e all'indelebile sorriso di una donna, giocando a fare il giudice supremo di un'inquisizione molto ipocrita e per niente santa, nel tentativo di guadagnare qualcosa sulla pelle di chi non c'è più, attraverso chi c'è ancora.
Mi sono vergognata per questa fetta di presunta umanità ed accertata disumanità, fatta di bigotti,  finti moralisti e finti perbenisti. Per questo sottobosco fatto di donnette dall'ira funesta e di omucoli dalla palese frustrazione,  brutti dentro, che segretamente e vigliaccamente sperano che le prossime tette rifatte e i prossimi outing in tv siano quelli dei propri figli.  Magari durante un reality, in modo da poter scrivere una lettera strappalacrime, cibandosi delle briciole di una momentanea notorietà e campandoci di rendita.
Mi sono vergognata per l'ignoranza, la presunzione, la supponenza, la superbia, l'arroganza e la stupidità di questa massa di zombie dell'anima, che mette il  like a commenti orribili, per non sentirsi sola nel tunnel di odio, buio e maleodorante in cui vive.
Mi sono vergognata per ognuno di loro, che sicuramente evita di guardarsi allo specchio, per paura di leggere nei propri occhi il disprezzo per se stesso.
Mi sono vergognata, si. Per rendere giustizia a tutto il resto dell'umanità, fatta di brave persone che  hanno capito e apprezzato la delicatezza di un momento di dolore, di speranza, di vita.
E' stato un attimo. Quello che è servito alla vergogna per sparire, lasciando il posto alla meravigliosa consapevolezza di essere una di loro.














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