Ho conosciuto Antonio nell'agosto del 1995, anno più, anno meno. Ero in vacanza in Sardegna, con mia sorella e i miei nipoti. Una vacanza breve, ma frenetica e molto divertente. Ci ha presentati un'amica comune, sicura che fossimo fatti l'uno per l'altra. E aveva ragione. Io e Antonio siamo assolutamente fatti per essere l'uno amico dell'altra. Nient'altro che questo. Anche se inizialmente non avevamo molto in comune, se non un cognome importante con il quale convivere e un fortissimo istinto di sopravvivenza, ce la siamo costruita per bene la nostra amicizia. Senza fretta, nè ansie nè forzature. In modo molto naturale e nel rispetto l'uno della vita dell'altro.
La nostra non è un'amicizia di quelle in cui ci si deve sentire tutti i giorni, o di quelle in cui ci si allontana e ci si ritrova. In realtà a nessuno dei due frega una mazza della quantità di tempo trascorso insieme, perchè ne conosciamo l'alto livello qualitativo, che è la parte di noi che ci piace privilegiare.
Io e Antonio siamo amici perchè insieme siamo due cazzeggioni di categoria superlusso.
Perchè riconosco la sua la genialità, così come la pigrizia nel mostrarla al mondo. E per questo gli rompo le palle, che lui si fa rompere con santa pazienza. Tutta quella che io non ho.
Perchè sono anni che lui racconta episodi delle nostre vite, che rimarranno negli annali della storia, per locations e quantità di ore di cazzeggio. Momenti memorabili di memorabile complicità, il cui racconto su carta non sarebbe mai comprensibile o compreso, perchè bisognava essere lì e viverli, quei momenti. Gocce di pura, sanissima goliardia che solo noi due possiamo capire.
E ogni volta che le racconta, queste gocce, ridiamo ancora. Io rido ancora. Io, che mi annoio facilmente e che ho sempre bisogno di cambiare qualcosa, se non di ricominciare tutto daccapo. Io rido ancora. Da anni. E mi piace farlo.
Antonio è un artista. Non di quegli artisti impegnati, impostati, forzatamente depressi. No. La sua arte sta in molte cose. Perchè lui è molte cose. Attore, sceneggiatore, cantante. E soprattutto uno degli uomini che stimo e rispetto di più, fra quelli che conosco.
Non è solo un bravo cabarettista, anzi. Qualche anno fa ha scritto musica e testo di una canzone dal titolo "Non te lo dò", che potrebbe sembrare un brano goliardico e irriverente e che invece è una bellissima canzone, con un testo profondo, intelligente, metricamente molto difficile. Ma soprattutto molto moderno. Molto attuale. Ho sempre sperato nel successo che questa canzone merita. Che l'artista che l'ha scritta merita. E non ho nessuna intenzione di smettere di ricordaglielo.
E poi ha una voce dannatamente rock, di quelle che piacciono a me, con la quale può cantare i Led Zeppelin così come Cristina D'Avena. Ed è piacevole in entrambi i casi.
Ma è, soprattutto, un grande comunicatore, in tutto quello che fa. Sa come far ridere. E non solo sul palco o in teatro. E' un mattatore vero. Difficilmente rifiuta di suonare e cantare, quando c'è una chitarra a disposizione. E' un artista che si concede comunque, perchè è il primo a divertirsi, lontano da ogni tipo di narcisismo, presunzione, arroganza. E io, che lo conosco bene, so perfettamente quando sta per dire una cazzata e scoppia a ridere un nanosecondo prima che arrivi a chi lo ascolta. E' una roba impercettibile, ma assolutamente irresistibile. Infatti non resisto. Mai.
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