LA GABBIA

E' tutta la vita che vivo in una gabbia. Non di quelle dorate, no. Quelle ospitano, non ingabbiano. E l'ospite che ci vive è perchè quasi sempre sceglie di viverci.
Io no. Io non l'ho scelto. Qualcos'altro o qualcun'altro ha scelto per me. Il destino, il karma, la fortuna o molto più semplicemente e senza andare a scomodare ignoto e luoghi comuni,  le persone.
Magari ognuna con la propria gabbia, dalla quale sapeva che non sarebbe mai uscita e dentro la quale, più o meno in buona fede, ognuna ha fatto solo del suo meglio per sopravvivere.
Non equivocate, non sono una tigre in gabbia; non lo sono mai stata. Non è in quel tipo di gabbia che vivo. Quella prevede la caccia, la cattura e la prigionia forzata.
La mia è una gabbia senza forma, senza colore, senza sbarre. E' uno spazio grande,  quanto tutta la vita che ho vissuto fino ad ora. Uno spazio orgogliosamente arredato con la mia dignità, dentro il quale mi muovo da sempre evitando di fare altri prigionieri e lasciando chi entra sempre libero di condividere larghezza, lunghezza e profondità del mio spazio. Offrendo la possibilità di scegliere se nutrirsi del mio amore, della mia disperazione, o di entrambi. Serenamente consapevole che la scelta è quasi sempre la più ovvia. La più egoista. La più coerente con l'essere umano.
La mia è una gabbia invisibile agli occhi di tutti; a volte persino ai miei. E' circondata da sbarre che hanno la consistenza delle cicatrici. Quelle sottili, appena sotto la pelle, che è quasi impossibile vedere ma di cui è facile intuire l'esistenza. E per poterle toccare con mano e guardarle in faccia senza distogliere lo sguardo, bisogna scegliere di entrarci, nella gabbia. E rischiare di rimanerne imprigionati. Come faccio io ogni volta che il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di considerarla come un rifugio sicuro  perchè, tutto sommato, là fuori c'è di peggio.
Ma che è anche lo stesso istinto di sopravvivenza che mi fa desiderare di abbattere a craniate le invisibili sbarre. Tutte. Nessuna esclusa. Per riuscire finalmente ad uscire fuori e respirare tutta l'aria del mondo. E tutta in un solo respiro. Che mi destabilizzi, mi sorprenda, mi spaventi. Che  mi renda fragile, impotente, inconsapevole. Ma solo per qualche istante, prima di rifare il pieno dell'intelligenza, della determinazione e del coraggio che mi servono per correre e prendere al volo tutti i treni pieni di tutte le cose che non ho ancora avuto e che non ho ancora fatto. Pieni di tutti gli attimi di vita che non ho ancora vissuto. Esattamente così come li desidero. Così come li merito. Tutti. Nessuno escluso.





































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