LA BRUTTEZZA VERA


In questi ultimi tre giorni, cioè dalla morte di Nadia Toffa, ho letto ovunque un odio dilagante mai letto prima. Insulti e auguri di malattia e di morte da parte di improvvisati giudici censori, come se ci trovassimo davanti ad una nuova santa inquisizione. Una roba davvero raccapricciante.
So che rischio di diventare impopolare e mi dispiace per la morte di questa donna coraggiosa, che ha scelto di vivere e combattere il suo male come voleva.  Ma mi dispiace ancora di più  per tutte le persone altrettanto coraggiose che vivono, combattono e muoiono continuamente. E senza andare in televisione. Mi dispiace per i bambini dei reparti oncologici, che nessuno conosce davvero, perchè la loro è un'apparizione fugace nelle campagne pubblicitarie che puliscono le coscenze e i portafogli dei telespettatori. Mi dispiace per gli anziani che muoiono da soli, spesso dimenticati dai familiari. Mi dispiace per i senzatetto che muoiono per strada o sulle panchine dei parchi. Mi dispiace per tutte le morti che ritengo ingiuste di cui, come tutti,  mi chiedo il perchè, sapendo che non avrò mai una risposta.
Ora, mettendo da parte la retorica di ciò che ho appena scritto, che non avrebbe mai potuto essere originale, ma solo retoricamente comune a tutti e leggendo le cose orrende scritte sui social e riportate da giornali e giornaletti online, ho dovuto fare ancora una volta i conti con la bruttezza dell'umanità. Quella vera. Quella fatta di esseri  nati con un dna infelice, che si trasforma in odio. Quello puro. Quello che fa diventare tante cose brutte e mai nessuna bella. Quello che genera mostri.
Ma io sono una che si mette continuamente in discussione e mi piace poter dare una seconda occasione alle persone, perchè vorrei che a me fosse data; quindi,  mi sono fatta un giro sui social dei personaggi pubblici, chiedendomi come mai sui vari profili non ho visto una foto che li ritrae accanto ad una tragedia vera. Come mai non ho visto foto o video in cui cacciano le mosche dagli occhi dei bimbi africani, o scavano a mani nude per tirare fuori i morti dei terremoti, o vanno sui barconi a portare cibo, acqua e medici personali a chi sta morendo sotto al sole. E subito mi è venuto spontaneo puntare il dito, facendo un ovvio paragone. Ma poi, riflettendoci, ho capito che i social non sono fatti per questo, ma per intrattenere e soddisfare la curiosità dei followers attraverso ciò che si decide di raccontare della propria vita privata. E come, quanto e quando farlo è una scelta.
Così come è una scelta decidere di cancellare tutto ciò che non attesti stima e affetto, escludendo anche la parvenza della più piccola critica ed è una scelta decidere di non censurare nulla, dando libero sfogo all'immondizia del web e alla sua bruttezza interiore senza rispondere mai, perchè la bruttezza vera non merita mai risposta.
Personalmente, trovo molto più coraggiosa la seconda, ma sono punti di vista che dipendono dal grado di ipocrisia di chi legge e scrive sui social.
E a proposito di ipocrisia, lo devo proprio dire. Ho trovato assai ipocrita l'esagerazione per questo lutto, che ha portato alla spettacolarizzazione di qualcosa che non andrebbe mai spettacolarizzato e  ancora più ipocrita chi ha lamentato la mancanza al funerale di alcuni personaggi televisivi in particolare, dando il via ad attacchi personali, fatti probabilmente per non essere riusciti ad intervistare, fotografare o farsi fotografare insieme a facce note in lacrime, ma che, in compenso, hanno prodotto risultati più che soddisfacenti attraverso la pubblicazione di lettere, post e quant'altro sia riuscito ad istigare la bruttezza vera, diventando complice di odio e violenza.
Personalmente, sono più indignata del solito di fronte a tanta ipocrisia, ma sapete che sono anche una persona tanto curiosa dei fatti della vita, e di chi li fa. E  aspetto di vederli, questi fatti.
Magari da settembre in poi.  Magari in un salotto televisivo. Magari in un faccia a faccia. O magari quando un personaggio servirà ad un altro per garantire l'audience al proprio programma. Stavolta, però, vorrei vederli davanti alle telecamere. E rigorosamente in diretta.
E io rigorosamente dubbiosa, aspetto di essere rigorosamente smentita. Rigorosamente in diretta.
 











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