IL CODICE D'URSO

Stamattina, forse per il tempo insensatamente uggioso in un giorno di agosto,  mi sono lasciata trasportare da uno dei miei "memories moments". Di quelli che entrano di soppiatto e ti aggrediscono violentemente alle spalle, oppure strisciano subdolamente fino al cuore e ti ci esplodono dentro all'improvviso. So che può succedere. So che i ricordi possono entrare, aggredirmi o strisciare. So che possono farmi molto male, ma so anche che è giusto lasciare uno spiraglio aperto per farci entrare quelli  più belli, compresi quelli della mia infanzia. Che sono pochissimi, ma irrinunciabili. Perchè rappresentano dolcezza, tenerezza, calore, abbracci e baci sulla fronte. Famiglia, insomma.
Il mio flash di stamattina riguarda me, Barbara e Alessandro da bambini, che, solitamente a luglio, affrontavamo in macchina la nostra gita domenicale, per raggiungere lo stabilimento balneare "Varca d'Oro" a Licola, il litorale di Napoli. A quell'epoca, la strada era lunghissima e soprattutto piena di curve. Una rottura di palle megagalattica per qualunque bambino si fosse trovato ad affrontare un viaggio del genere. Un prezzo da pagare altissimo, in cambio di un triste castelluccio di sabbia o un tuffettino in acqua con salvagente a paperella.  
Noi primi tre fratelli d'Urso, seguiti per tramandata tradizione, vissuta o raccontata, dalla seconda tripletta, sapevamo che lo strazio del viaggio sarebbe finito quando, a circa un paio di chilometri dall'agognato ingresso della "Varca d'Oro",  apparivano, in modalità miraggio, i lavori in corso, con annessa gru, che facevano scattare il "gruu cha cha cha...gruu cha cha cha..."; una specie di litania per tirarci su il morale l'un l'altro. Felici, per pochi secondi, del fatto che il primo strazio stava per finire, dando quasi subito inizio al secondo. Quello della frittata di maccheroni o di cipolle. Traumi golosi ma pesantissimi, da ingurgitare in dosi massicce e senza fare storie. Altrimenti niente bagno. Che, naturalmente, ci veniva concesso solo dopo una presunta fine digestione, della durata di almeno due ore, naturalmente trascorse a lagnarci sotto l'ombrellone. 
Questo particolare ricordo, mi è venuto in mente perchè uno di noi  fratelli d'Urso lo ha scritto nella nostro gruppo di famiglia in cui, da anni,  ci scriviamo tutto quello che ci passa per la testa,  compresi i ricordi e il modo in cui ognuno di noi li ha vissuti. A  sono volte divertenti, a volte teneri, a volte anche dolorosi. Ma sono indelebilmente nostri. Scritti con un codice tutto nostro. Ogni tanto uno di noi si ricorda qualcosa, basta anche solo un piccolo particolare e immediatamente si scatenano i cazzeggioni che vivono in noi e che ci hanno aiutato e ci aiutano costantemente a superare difficoltà e distanze.
Questi cinque cazzeggioni con cui io  chatto, sono la mia famiglia. I loro compagni di vita, mogli, mariti e figli, sono la mia famiglia. L'unica che ho e, forse, l'unica che in realtà vorrei avere. Perchè è l'unica che, nonostante tutto e tutti,  non ha mai spezzato il filo che la unisce. Che vale tanto. E che, se si strappa, si riannoda. Perchè riannodarlo non toglie valore al filo, ma regala  valore alla vita e alla consapevolezza di ciò che siamo. E noi ci siamo. Con i nostri ricordi, le nostre foto, le nostre canzoni, la nostra ironia e il nostro codice per raccontarci il cuore. Come se i nostri ricordi fossero gli abbracci e i baci sulla fronte che non abbiamo mai avuto, ma che tutti noi abbiamo sicuramente imparato a dare.





















Commenti

  1. Più che ti leggo e più che ti apprezzo. Aei una bella persona ♥

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  2. Questa storia mi è piaciuta moltissimo.,perché mi ha fatto ritrovare qualche analogia con il mio passato di bambino.Mi piace molto come racconti le tue storie, hai la capacità di farmi sorridere ma al tempo stesso commuovere., sopratutto perché un po' conosco la tua storia, quella umana intendo.Con rinnovata stima e affetto.Roberto

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  3. La forza della memoria e delle nostri radici.
    Con i ricordi che ognuno di noi porta con sé nel proprio cuore, è come se ci fossimo stati pure noi in quella macchina verso il mare, e avessimo mangiato con voi. la frittattona di maccheroni e cipolle.
    Tutto ciò rende il racconto, non il tuo racconto, ma il racconto di tutti noi, pronto a riecheggiare nei nostri cuori. Grazie

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