FEMMENA

Gli Almamegretta mi piacciono molto, da sempre; il loro brano "Nun te scurdà",  è quello che preferisco, perchè mi ha colpita, sin dal primo ascolto; lo trovo il più bello, il più crudo, il più veritiero. 
Ho sempre associato a questo brano la passione e l'amore vissuti e raccontati da una donna e, soprattutto, la sua ribellione al solito stereotipo che, da sempre la vorrebbe ghettizzare nell'arcaico ruolo di moglie e madre irreprensibile, tutta casa e chiesa,  sottomessa, santificabile e molte volte santificato. Il tutto cantato dalla voce profonda e caldissima di Raiz, che sfiora il tipico gorgheggio neomelodico, senza toccarlo mai davvero. Con quel suo napoletano leggermente recitato a denti stretti, che sembra faccia fatica ad uscirgli dalla bocca, quasi per riservatezza.  Personalmente, ho imparato ad non farmi ingannare da quel modus operandi del mio dialetto, dalla sua sonorità e dalla sua intenzione, che giocoforza fa pensare ad una donna dei "vasci"napoletani. Sono andata oltre, fino ad immaginare donne diverse,  appartenenti a decenni diversi e a diversi ceti sociali, con il dialetto napoletano come unico denominatore comune. L'unico che sa descrivere l'umanità come nessun'altro dialetto potrà mai fare.
Le due strofe parlate sono quelle che amo di più:

"Mamma, puttana o brutta copia 'e n' 'ommo
Chest' è na femmena int' 'a chesta parte 'e munno
Ca quanno nasce a cchesto è destinata
E si 'a cumanna 'o core d' 'a ggente è cundannata
Mamma, puttana o brutta copia 'e n' 'ommo
Avesse voluto 'e cchiù int' 'a chesta parte 'e munno
Apprezzata no p' 'e mascule sgravate no p' 'e chisto
Cuorpo bello no p' 'e mazzate che aggio dato
Sulamente pecchè femmena so' stata
E nu catenaccio 'o core nun me l'aggio maje nzerrato
Sulamente pecchè femmena so' stata
Sulamente femmena"


Madre, puttana, o brutta copia di un uomo,
questa è una donna in questo mondo,
questo è il suo destino da quando nasce 
e se si fa guidare dal cuore viene condannata dalla gente.
Madre, puttana, o brutta copia di un uomo,
avrei voluto di più in questa vita,
avrei voluto essere apprezzata non per i figli che ho partorito
non per il mio bel corpo,
non per le botte che ho dovuto dare
soltanto perchè sono nata donna
senza mai chiudere il mio cuore con un catenaccio,
soltanto perchè sono una donna,
soltanto una donna.

Non le ho tradotte letteralmente. Avrebbero perso tutta la poesia, la disperazione, la teatralità e l'intenzione che noi napoletani abbiamo nel dna.
L'ho tradotta per come la intendo io, per come immagino la protagonista e per ogni volta che, anche dopo tanti anni, la "brutta copia di un uomo" mi colpisce. E che ogni volta e dopo tanti anni, non sono certa di interpretare nel modo giusto. E' questo l'effetto che fa un capolavoro.







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