L'ALLEGRO DIVORZIO

Premetto che non parlo volentieri della mia vita privata, a meno che non riguardi la mia famiglia, detentrice di un cognome difficilmente ignorabile, così come facilmente bersagliabile.
La mia storia familiare è da almeno trent'anni sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti, quindi stamattina ho deciso di scrivere qualcosa di cui sono l'interprete principale, con la partecipazione della d'Urso Family.
Sono una donna allegramente divorziata. Che presuppone che mi sia allegramente sposata. Che è esattamente quello che ho fatto. Questa l'allegra cronistoria:
IL MATRIMONIO: cerimonia pomeridiana nella Sala Rossa del Campidoglio alla quale io e miei due fratelli, facenti funzione di accompagnatori all'altare e più nervosi di me, siamo arrivati con 20 minuti di anticipo (nascosti dietro un muro per non farci vedere) e alla fine della quale siamo riusciti a farci cacciare (con garbo, ma sempre di cacciata si è trattato)  perchè, oltre ad essere già strapiena di amici ed essendoci ovviamente Barbara (mia testimone), la sala si era ulteriormente riempita di una marea di gente sconosciuta, turisti compresi che non capivano una mazza, ma che seguivano la folla. Roba quasi da eliminacode. Ho stretto mani e baciato guance di persone mai viste in vita mia e che ancora mi chiedo dove diavolo abbiano preso il riso  che ci hanno tirato a secchiate (in verità più a Barbara che a noi...)  causandoci un altro cazziatone (stavolta con meno garbo) perchè tirare il riso all'esterno della sala è vietatissimo.
LA FESTA: agriturismo tutto per noi. Una grande sala, un lunghissimo buffet con angolo della porchetta e di fronte un unico tavolo altrettanto lungo, dove ognuno si sedeva come e quando voleva e  con chi gli pareva. Punto. Niente formalità, niente pomposità, niente stucchevolezza. L'educazione ed il rispetto dei nostri 120 amici, bastava ed avanzava. E naturalmente...musica! Per ore, quasi senza sosta. E su quella musica abbiamo mangiato, bevuto e ballato quasi senza sosta. E abbiamo cazzeggiato e riso quasi senza sosta. Un festone memorabile senza sosta. 
Io e il mio ex marito siamo stati insieme per 7 anni, 5 dei quali di matrimonio.
Un matrimonio fra due adulti. Responsabili sempre l'una dell'altro, ma mai l'una per l'altro.  Siamo stati una bella coppia, divertente, divertita, complice. Ci siamo amati, supportati e sopportati, finche non abbiamo smesso di farlo. Non c'è una ragione precisa, un evento scatenante. Abbiamo semplicemente smesso,  consapevoli che il nostro sentimento, seppur forte, non era quello che ti fa venire comunque la voglia di restare insieme, qualunque cosa accada. E altrettanto consapevoli che, non avendo figli, non esisteva nessun alibi al quale aggrapparci, in un eventuale quanto improbabile momento di ripensamento o di ancor meno improbabile scontro.
Dieci anni fa ci siamo separati e cinque anni fa abbiamo divorziato. Con sincerità, con consapevolezza, con accettazione, con fiducia nel nuovo inizio per entrambi.
Siamo usciti dal tribunale a braccetto e siamo andati a brindare con un bicchiere di prosecco a quell'inizio. Senza rancore. Con affetto.
Non dirò il nome del mio ex marito e non posterò una sua foto. Devo del rispetto a lui, alla nostra storia e alla sua attuale compagna, con la quale ho un ottimo rapporto.
Posso dire che è un uomo intelligente, simpatico, ironico e soprattutto di gran cuore. Uno su cui si può sempre contare. E non un brav'uomo (definizione tristissima che mi fa pensare a Mr. Ingalls de "La casa nella prateria" o, peggio mi sento, a Mastro Geppetto), ma una brava persona. Ecco qual'è la definizione giusta. Una brava persona. Con un bel cuore. E non è poco.




















































Commenti