Nel 1974, i Genesis pubblicarono l'album "The lamb lies down in Brodway". L'unico concept album che questi geni assoluti del rock abbiano mai pubblicato, nonchè il loro ultimo lavoro in quella formazione. Tutto l'album è in realtà la storia di Rael, un ragazzo portoricano che, uscito da riformatorio, per uno strano evento spazio-temporale si trova proiettato in una dimensione diversa dalla sua e nella quale incontra la qualunque, nel bene e nel male. E senza essersi neanche drogato. Forse...
Il brano che preferivo, e che preferisco tutt'ora è "The carpet crawlers", anche se nel 1974 ero troppo piccola per capire il significato di una storia come quella. In realtà la ascoltavo perchè mi piaceva il profondo calore della voce di Peter Gabriel e mi piaceva che il suono facesse un leggero passetto indietro, nel rispetto e a beneficio dell'interpretazione. Il mio era puro istinto, puro piacere derivante da suoni meravigliosamente complici.
Con il tempo e con la conoscenza dell'inglese ed essendo una donna incontrovertibilmente rock inside, ho imparato, con la giusta dose di consapevolezza, ad apprezzare, con un certo godimento, anche quel tocco di lucida follia che, misto all'innegabile carisma di Gabriel, fa di questo testo la pennellata di genio che è. Perchè, anche se è il clou della storia, non ha bisogno della narrazione precedente per essere un capolavoro. Lo è anche da solo.
E' un testo all'apparenza assurdo. Pieno di strane creature. Salamandre che si buttano nel fuoco, superuomini gentili, vergini ridacchianti, feste per il raccolto, manichini di porcellana. E poi loro, "the carpet crawlers", gli strisciatori del tappeto. Non si capisce bene che razza di creature siano, infatti è uno dei pochissimi testi che dà all'interpretazione tutto lo spazio del mondo. Va ascoltata con grande attenzione e una volta sola non basta secondo me, perchè il testo è davvero molto complicato.
Vi confesso che ogni tanto sento proprio il bisogno di ascoltarla, di chiudere gli occhi e immaginare personaggi e locations, presa per mano della voce calda, tranquilla, imperfetta ed emozionata di Gabriel. E ogni volta gli strisciatori del mio personalissimo tappeto cambiano. A seconda del mio umore, a seconda di chi vorrei buttare nel fuoco al posto della salamandra o di chi vorrei avere accanto durante la festa per il raccolto, o di quali piedi vorrei sfiorare sulla lana di agnello.
Buon ascolto a tutti. Ai rockettari nostalgici. Ai giovanissimi che hanno sete di sapere. Agli intenditori della musica. Agli ascoltatori per caso. Io vado. Peter mi ha appena preso la mano...
https://www.youtube.com/watch?v=44b_Xr0fNwQ
Senza contare che , da quando ho finalmente accettato il mio vintagismo spinto e ho fatto outing, non solo la apprezzo, ma caldeggio il suo ascolto a chiunque. Anche e soprattutto ai giovanissimi, perchè imparino la meraviglio che può diventare il connubio di suoni e parole
Il brano che preferivo, e che preferisco tutt'ora è "The carpet crawlers", anche se nel 1974 ero troppo piccola per capire il significato di una storia come quella. In realtà la ascoltavo perchè mi piaceva il profondo calore della voce di Peter Gabriel e mi piaceva che il suono facesse un leggero passetto indietro, nel rispetto e a beneficio dell'interpretazione. Il mio era puro istinto, puro piacere derivante da suoni meravigliosamente complici.
Con il tempo e con la conoscenza dell'inglese ed essendo una donna incontrovertibilmente rock inside, ho imparato, con la giusta dose di consapevolezza, ad apprezzare, con un certo godimento, anche quel tocco di lucida follia che, misto all'innegabile carisma di Gabriel, fa di questo testo la pennellata di genio che è. Perchè, anche se è il clou della storia, non ha bisogno della narrazione precedente per essere un capolavoro. Lo è anche da solo.
E' un testo all'apparenza assurdo. Pieno di strane creature. Salamandre che si buttano nel fuoco, superuomini gentili, vergini ridacchianti, feste per il raccolto, manichini di porcellana. E poi loro, "the carpet crawlers", gli strisciatori del tappeto. Non si capisce bene che razza di creature siano, infatti è uno dei pochissimi testi che dà all'interpretazione tutto lo spazio del mondo. Va ascoltata con grande attenzione e una volta sola non basta secondo me, perchè il testo è davvero molto complicato.
Vi confesso che ogni tanto sento proprio il bisogno di ascoltarla, di chiudere gli occhi e immaginare personaggi e locations, presa per mano della voce calda, tranquilla, imperfetta ed emozionata di Gabriel. E ogni volta gli strisciatori del mio personalissimo tappeto cambiano. A seconda del mio umore, a seconda di chi vorrei buttare nel fuoco al posto della salamandra o di chi vorrei avere accanto durante la festa per il raccolto, o di quali piedi vorrei sfiorare sulla lana di agnello.
Buon ascolto a tutti. Ai rockettari nostalgici. Ai giovanissimi che hanno sete di sapere. Agli intenditori della musica. Agli ascoltatori per caso. Io vado. Peter mi ha appena preso la mano...
https://www.youtube.com/watch?v=44b_Xr0fNwQ
Senza contare che , da quando ho finalmente accettato il mio vintagismo spinto e ho fatto outing, non solo la apprezzo, ma caldeggio il suo ascolto a chiunque. Anche e soprattutto ai giovanissimi, perchè imparino la meraviglio che può diventare il connubio di suoni e parole
Commenti
Posta un commento