Da molti anni ormai sono piuttosto mattiniera.
Quindi, colazione, scarpe da ginnastica, ipod e da molti anni scatta la passeggiata a Villa Pamphili. In genere inizio dalla circumnavigazione del lago. Un vero e proprio lago eh? Certo non un lagone, ma neanche uno stagno e tanto abitato da tanta fauna: gabbiani, tartarughe, piccioni e cornacchie a volontà, parrocchetti tropicali, oche starnazzanti, carpe dorate di dimensioni ciclopiche.
E, naturamlente qualche pantegana sparsa qua e là e spacciata per nutria e che nutria proprio non è.
Oggi, seduta su di una panchina di fronte al suddetto lago, respiravo aria fresca a pieni polmoni, ascoltando "Ami ancora Elisa", una canzone di Battisti del 1977, la cui strofa iniziale recita così: "Adesso son tranquillo, come un'anatra sul lago..." .
In quel momento, stavo distrattamente seguendo proprio il serafico, strafottente passaggio di un'anatra e ovviamente, mi è partita la fantasia.
Mi sono immedesimata in una femmina di anatide, che, a differenza dell'oca, non starnazza fastidiosamente, ma fa "qua qua" morbidamente, suscitando empatia e tenerezza.
Una femmina di anatide simile alla papera, ma vestita di piumaggio colorato che brilla al sole. Sostanziale differenza, che le permette di tirarsela quanto basta.
Genitrice di anatroccoli quindi, di default, protagonista assoluta di fiabe, lasciando alla povera papera l'onere (senza alcun onore) della continua esposizione al pubblico ludibrio, mediante una terribile canzonetta corredata di relativo, terribile balletto.
Fautrice assoluta del "chi mi ama mi segua", che si tratti di figli suoi o di chiunque altro si trovi nei paraggi. Non gliene può fregar di meno di niente e di nessuno. Lei va, gli altri seguono la sua scia. Ogni tanto si fa un volo, giusto per provare a se stessa che volare si può, anche senza avere la regalità e l'apertura alare di un'aquila.
E allora ho pensato che a volte vorrei proprio essere un'anatra. Senza particolari pensieri, senza alcun interesse nell'essere seguita, se non da chi mi ama. Senza la presunzione di volare troppo in alto, ma con la certezza di potermi fare un voletto quando ne ho voglia.
Lo so...c'è il rischio di essere impallinata da uomini di merda; di essere esposta nuda e cruda in qualche cooking show o di diventare il piatto forte dei ristoranti cinesi. Lo so...
Però so anche che sono in una canzone di Lucio Battisti. Quindi sono immortale.
Quindi, colazione, scarpe da ginnastica, ipod e da molti anni scatta la passeggiata a Villa Pamphili. In genere inizio dalla circumnavigazione del lago. Un vero e proprio lago eh? Certo non un lagone, ma neanche uno stagno e tanto abitato da tanta fauna: gabbiani, tartarughe, piccioni e cornacchie a volontà, parrocchetti tropicali, oche starnazzanti, carpe dorate di dimensioni ciclopiche.
E, naturamlente qualche pantegana sparsa qua e là e spacciata per nutria e che nutria proprio non è.
Oggi, seduta su di una panchina di fronte al suddetto lago, respiravo aria fresca a pieni polmoni, ascoltando "Ami ancora Elisa", una canzone di Battisti del 1977, la cui strofa iniziale recita così: "Adesso son tranquillo, come un'anatra sul lago..." .
In quel momento, stavo distrattamente seguendo proprio il serafico, strafottente passaggio di un'anatra e ovviamente, mi è partita la fantasia.
Mi sono immedesimata in una femmina di anatide, che, a differenza dell'oca, non starnazza fastidiosamente, ma fa "qua qua" morbidamente, suscitando empatia e tenerezza.
Una femmina di anatide simile alla papera, ma vestita di piumaggio colorato che brilla al sole. Sostanziale differenza, che le permette di tirarsela quanto basta.
Genitrice di anatroccoli quindi, di default, protagonista assoluta di fiabe, lasciando alla povera papera l'onere (senza alcun onore) della continua esposizione al pubblico ludibrio, mediante una terribile canzonetta corredata di relativo, terribile balletto.
Fautrice assoluta del "chi mi ama mi segua", che si tratti di figli suoi o di chiunque altro si trovi nei paraggi. Non gliene può fregar di meno di niente e di nessuno. Lei va, gli altri seguono la sua scia. Ogni tanto si fa un volo, giusto per provare a se stessa che volare si può, anche senza avere la regalità e l'apertura alare di un'aquila.
E allora ho pensato che a volte vorrei proprio essere un'anatra. Senza particolari pensieri, senza alcun interesse nell'essere seguita, se non da chi mi ama. Senza la presunzione di volare troppo in alto, ma con la certezza di potermi fare un voletto quando ne ho voglia.
Lo so...c'è il rischio di essere impallinata da uomini di merda; di essere esposta nuda e cruda in qualche cooking show o di diventare il piatto forte dei ristoranti cinesi. Lo so...
Però so anche che sono in una canzone di Lucio Battisti. Quindi sono immortale.
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