LE LACRIME

Ho sempre avuto un debole per mio padre.  Quando ero bambina abitavamo al centro di Napoli, in un grande attico al sesto piano.
Quando l'ascensore era in movimento, dalla parete del soggiorno si sentivano nitidamente dei colpi cadenzati. Per arrivare al sesto piano i colpi erano 26. Li contavo tutte le sere, aspettando di sentire il rumore delle chiavi nella toppa e correre incontro a mio padre che rientrava dallo studio. 
E' un'immagine banale da fiction un pò sdolcinata, lo so, ma era esattamente così che accadeva ed è uno dei ricordi più nitidi, delicati e commoventi che ho.
So che tipo d'uomo era mio padre. Un uomo duro, cresciuto nella durezza, nell'anaffettività.
In una famiglia in cui le donne parlavano sottovoce e mangiavano in cucina. In un paese in cui la gente mormorava e, mormorando, si inchinava al passaggio...
E mio padre è stato un uomo duro. Poco incline al dialogo e molto incline al comando. 
Un uomo Intelligente, affascinante, inquieto; sempre alla ricerca di qualcun altro o di qualcos'altro. Che ha dato del filo da torcere a chiunque abbia scelto di stargli accanto. Alcuni lo hanno meritato, altri lo hanno subito.
In verità io ho sempre pensato che mio padre non si sia mai più ripreso dalla morte di mia madre.
Ho sempre pensato che, per sopravvivere, abbia delegato ad altri educazione, protezione, difesa e affetto.
Nei suoi ultimi anni, l'ho vissuto molto. Sicuramente molto di più di quanto avessi fatto in tutti gli anni addietro, data la mia scelta di stare lontana dalla sua inevitabile assenza e ho capito molte cose. E poi l'ho visto.
L'ho visto pagare a caro prezzo le sue scelte e i suoi sbagli. L'ho visto soffrire nel non riuscire a chiedere aiuto. L'ho visto combattere con la sua fragilità, senza mai dargliela vinta. L'ho visto ridere fino alle lacrime la prima e ultima volta in cui ha passato il Natale da solo,  con tutti i suoi figli. Tutti insieme. Finalmente.
E poi l'ho visto arrendersi. Senza che nessuno potesse fare nulla. Perchè aveva già deciso per noi, senza dircelo. Come sempre.
Ho visto mio padre piangere solo una volta. Nel salone della nostra tenuta di campagna, a cui teneva tanto. Era seduto sulla sua poltrona e guardava un vecchio film in cui gli attori cantavano. Si è girato verso di me e mi ha detto: "Questa la ballavamo sempre io e tua madre". 
E piangeva. E non come un bambino, ma come un uomo che ha perso tutto. 
Ed è stato in  quel preciso istante, che l'ho perdonato.






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