Un pò di tempo fa ero nel solito supermercato vicino casa e nel reparto scatolame ho visto, nascosta in un angolo, quasi a non volersi far riconoscere, una solitaria scatola di "Baked beans", della Heinz, targata anni '70. Invece io l'ho riconosciuta subito, la mia scatola preferita di fagioli bianchi in salsa di pomodoro agrodolce. Stava lì...sovrastata dalla inesorabile contemporaneità di tanti altri cibi e sembrava mi dicesse "ti prego portami via...non lasciarmi qui da sola...". Dovevo comprarla per forza. In quel momento, la nostalgia aveva bisogno di me.
Anche se in realtà non ne ricordo perfettamente il sapore, ricordo molto bene di averne ingurgitato una quantità imbarazzante negli ultimi anni del decennio, mentre ero al culmine del mio periodo da "nomade", ospite di un'amica americana in una villetta sulla Cassia.
Se chiudo gli occhi mi rivedo, sprofondata sul divano mentre ne mangio una scatola intera, guardando "La casa nella prateria" e mi viene da sorridere di tenerezza, perchè i ricordi di quegli anni sono da sempre quelli che il mio cuore preferisce.
Anni divertenti, sofferti, incoscienti, pericolosi, innamorati. Anni in cui noi, gruppetto di ragazzetti un pò ribelli, ci vedevamo il pomeriggio per il piacere del puro cazzeggio. E abbiamo cazzeggiato davvero tanto, divertendoci anche tanto. Ognuno con il proprio bagaglio familiare, la propria gioia, il proprio dolore, la propria voglia di riscatto, i propri amori. E ognuno con il proprio, perfetto soprannome (tutti tranne me, intoccabile e indiscussa fidanzata del più figo di tutti).
Ancora oggi, quando parlo con loro e di loro, ho bisogno di usarli quei soprannomi. Ho bisogno che rimangano così nella mia memoria. Perchè è così che li ho conosciuti, li ho vissuti, li ho lasciati e li ho ritrovati.
Non so se aprirò mai quella scatola di fagioli del passato. Forse perchè ho paura che il sapore sia completamente diverso da quello che ricordo e non voglio che cambi nulla nella memoria di quel periodo. O forse perchè mi piace pensare che è raro trovare una scatola così. Preziosa. E piena di tutto quello che ho amato tanto e che amo ricordare. Sempre e per sempre.
Anche se in realtà non ne ricordo perfettamente il sapore, ricordo molto bene di averne ingurgitato una quantità imbarazzante negli ultimi anni del decennio, mentre ero al culmine del mio periodo da "nomade", ospite di un'amica americana in una villetta sulla Cassia.
Se chiudo gli occhi mi rivedo, sprofondata sul divano mentre ne mangio una scatola intera, guardando "La casa nella prateria" e mi viene da sorridere di tenerezza, perchè i ricordi di quegli anni sono da sempre quelli che il mio cuore preferisce.
Anni divertenti, sofferti, incoscienti, pericolosi, innamorati. Anni in cui noi, gruppetto di ragazzetti un pò ribelli, ci vedevamo il pomeriggio per il piacere del puro cazzeggio. E abbiamo cazzeggiato davvero tanto, divertendoci anche tanto. Ognuno con il proprio bagaglio familiare, la propria gioia, il proprio dolore, la propria voglia di riscatto, i propri amori. E ognuno con il proprio, perfetto soprannome (tutti tranne me, intoccabile e indiscussa fidanzata del più figo di tutti).
Ancora oggi, quando parlo con loro e di loro, ho bisogno di usarli quei soprannomi. Ho bisogno che rimangano così nella mia memoria. Perchè è così che li ho conosciuti, li ho vissuti, li ho lasciati e li ho ritrovati.
Non so se aprirò mai quella scatola di fagioli del passato. Forse perchè ho paura che il sapore sia completamente diverso da quello che ricordo e non voglio che cambi nulla nella memoria di quel periodo. O forse perchè mi piace pensare che è raro trovare una scatola così. Preziosa. E piena di tutto quello che ho amato tanto e che amo ricordare. Sempre e per sempre.
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